Sul grande telo.
Strumenti di pace, strumenti di guerra, convivono quasi sempre insieme, e spesso uno schema li unisce.
Un insieme d’immagini giocano un ruolo fortemente simbolico. Al centro, il mezzo che Giancarlo Siani usava per il lavoro. Tutto è tranne che un mezzo sicuro e non tutelava minimamente la sua persona. Vi si contrappone un mezzo di difesa e di guerra, altamente tecnologico e armato di missili. In questo schema anche gli strumenti di “offesa” di Siani. Una macchina da scrivere lettera 22 e una macchina fotografica, strumenti “altamente offensivi”. Altro elemento simbolico degli anni ’80 è la musicasetta. Per tanto tempo è stato lo strumento per memorizzare vocalmente il lavoro. Quindi la “memoria”. Al tempo stesso quella che ha caratterizzato le atmosfere musicali di quegli anni. Sopra la Mehari, un volo di uccelli presi in prestito da una campagna pubblicitaria della Olivetti lettera 22, che simboleggiano il pensiero, il sogno che ognuno di noi insegue, che, dopo essere stato scritto, era pronto a liberarsi nell’aria e raggiungerci. Infine lo strumento scelto per porre fine a questo sogno, a una giovane vita, che voleva un mondo migliore.
Di fronte un corridoio formato da dieci tavoli metallici, (cinque per lato) dove su ognuno di essi si materializza qualcosa presente sul telone. Nasce un camminamento di riflessione e di scelta subconscia. Ogni tavolo una fermata, quasi delle stazioni di vita, dove secondo quello che si prende e si porta via, modifichiamo il nostro tragitto di vita.
Alla fine del percorso, di fronte al telone, un inginocchiatoio.
Chi vuole può trattenersi in meditazione.
Mi piace pensare a tutto questo come una sorta di “altare laico” dove chiunque possa recuperare qualcosa di sé e migliorare il prossimo.
Renzo Bellanca