Stratigrafia, prosopopea dell’esistenza.

Tempus item per se non est, sed rebus ab ipsis consequitur sensus, transactum quid sit in aevo,tum quae res instet, quid porro deinde sequatur.

“Il tempo non esiste per sé: dagli avvenimenti stessi scaturisce la coscienza di quel che si è compiuto nel passato, di quel che è presente, di quel che avverrà poi.”

Epicuro De Rerum Natura I, 459-461

Comprendere la stratigrafia significa rievocare, chiamare in vita civiltà determinate,significa
compiere un’azione demistificatrice che favorisce l’evoluzione del pensiero, significa
dipanare una complessa e a volte poco chiara sovrapposizione di esperienze, di
impulsi, di “cumulazioni” di vite.

La stratigrafia è il frutto di un impeto inconsapevolmente creativo, che sopravvive alle
costruzioni dialettiche provvisorie e transeunti per assumere una sua perenne identità,
una sua eterna verità manifestandosi nell’arte del vivere i cui effetti complessi, variegati,
molteplici, vanno ben oltre i limiti contingenti del tempo.

La stratigrafia è la traccia discreta del procedere del tempo, è la firma, spesso poco
leggibile o poco visibile, tanto di un’esistenza gioiosa quanto di una dolorosa.

La stratigrafia è come una trama intricata di un libro che racconta storie parallele,
storie di fatti antecedenti, casuali o intenzionali scritte dal tempo, dall’uomo, dal vento,
dalla pioggia, storie che lasciano un segno indelebile. E nessuno, spesso, sa il perché
quell’anonimo sceneggiatore abbia scelto di far sopravvivere una realtà piuttosto
che un’altra.

Il tempo, paradossalmente ritenuto inclemente, è, in realtà, generoso e benevolo: esso
rivela, attraverso una “strana” lettura delle cose, realtà nascoste, distanti nelle epoche
e lontane dalla vista, regala la capacità, profonda ed introspettiva, di comprendere
i segreti di vestigia rivelate e di cogliere la rivelazione di segreti nascosti.

La stratigrafia diventa quindi linguaggio poiché comunica il significato denotativo dei
segni: avvalendosi della capacità di fare archeologia e dell’abilità di leggere i codici sovrapposti
delle società, si arriva alla rivelazione del significato connotativo della stratigrafia
stessa che ci permette di comprenderne la genesi, la cumulazione, le cause, i condizionamenti
diretti ed indiretti di epoche e di circostanze sociali che l’hanno determinata.

Interpretare la sovrapposizione dei segni in stratigrafia non vuol dire, quindi, abbandonarsi
ad una contemplazione meramente fantastica, ma significa far venire fuori dalla
terra, e fuori dal “terreno” speculativo, le ragioni che hanno animato idee, azioni e
che hanno posto in essere la cultura materiale ovvero la trasposizione delle idee nella
materia.

Questo ha di bello l’indagine stratigrafica: consente di recuperare i legami con ciò
che è stato, stabilisce una continuità con ciò che è, permette di proporci responsabilmente,
cioè con la capacità di rispondere e di reagire, verso ciò che sarà.

Lia Bellanca